The Digital Cicognara Library

3794. MIRABILIA Romae.
Noi possiamo qui presentare tre esemplari i più rari di questo libretto, che per la sua celebrità tien luogo fra i cimelj più importanti dell’antichità, giacché serve moltissimo a dinotare i principali oggetti di curiosità, che in quell’epoca avevano pregio in Roma, e il modo in cui dall’ignoranza volgare venivano apprezzati. Due di questi nostri esemplari sembrano evidentemente editi da Adamo Rot, e particolarmente a ciò ne conduce oltre la forma dei caratteri il notare che il terzo pubblicato da Gerardus Flandria nel 1475 in Trevigi, non può essere che una ristampa di quelli che erano esciti in Roma col mezzo de’ primi stampatori i quali colà introdussero l’arte. L’uno però di questi due più antichi esemplari è in sei carte in 8 e l’altro è in otto. Cominciando dal primo, che ha l’apparenza della maggiore antichità, e a primo aspetto direbbesi xylografo, ecco l’ordine dei capitoli. Mirabilia Romae incipiunt. De portis infra urbem. De portis transtiberim. De montibus infra urbem. De pontibus urbis Romae. Palacia imperatorum sunt hec. De arcubus non triumphalibus. De thermis. De theatris. De agulea Sancti Petri. De cimiteriis. Loca ubi sancti passi sunt tormenta. Ad Sanctam Agatham. De templis. De equis marmoreis. De femina circumdata serpentibus. De rustico sedente super equum. Sequitur de Colliseo. De Sancta Maria rotunda. De Octaviano imperatore. Mirabilia Romae finiunt. Simile al qui descritto è l’esemplare della Biblioteca Corsini in Roma, dall’Audifredi appunto riconosciuto impresso coi caratteri di Adamo Rot. Il secondo esemplare, egualmente senza data, stampato in otto carte, ma con caratteri più rotondi, sebbene alla prima edizione rassomiglianti in gran parte, e prodotto con miglior cura nell’assettamento dei tipi, è parimenti in ottavo, in grande, e bellissima forma, e i capitoli sono ordinati nel modo seguente: Mirabilia Romae. De portis infra urbem. De portis transtiberim. De montibus infra urbem. De pontibus urbis Romae. Palacia imperatorum. De arcubus triumphalibus. De terminis. De theatris. De agulea Sancti Petri. De cimiteriis. Ad Sanctam Agatham. De pinea aerea et deaurata. De templis. De equis marmoreis. De femina circumdata serpentibus. De rustico sedente super aereum equum. Sequitur de Coliseo. De Sancta Maria rotunda. De Octaviano imperatore. Totilae exasperatio in servos Dei. Deo Gratias. I titoli dei capitoli sono stampati in majuscole fino a quello de theatris inclusive, e gli altri sino al fine in piccoli caratteri. Le altre varietà, i capitoli riuniti, e gli aggiunti si riconoscono evidentemente. 203 L’ultimo, e il più bello dei nostri esemplari per l’eleganza dei tipi, è quello del 1475 citato dal Panzer negli Annali tipografici, che non sappiamo esistere in alcuna biblioteca di Roma. Questo è composto di nove carte numerate nella sommità con numeri romani dall’I al IX impresso con bellissimi caratteri, e coi capitoli così distribuiti: Mirabilia Romae. De portis infra urbem. De portis transtiberim. De montibus infra urbem. De pontibus urbis Romae. Palacia imperatorum. De arcubus triumphalibus. De arcubus non triumphalium. De thermis. De theatris. De agulea Sancti Petri. De cimiteriis. Ad Sanctam Agatham. De Pinea aerea et deaurata. De templis. De equis marmoreis. De femina circumdata serpentibus. De rustico sedente super equum aereum. De Coliseo. De Sancta Maria rotunda. De Octaviano imperatore. Totilae exasperatio in servos Dei. Finis Laus Deo. 1475 12 aprilis Tarvisii. G. F. (cioè Gherardus de Flandria). Non avvi altra varietà tra quest’ultimo e il precedente, se non l’errore de terminis correggendo de termis, il che maggiormente sembra confermare che quelli senza data sopra citati sieno anteriori: se ne pubblicarono in seguito ogni momento, e si riunivano ai libretti delle indulgenze fintanto che Francesco Albertino fu il primo a separarli, e vendicarli dalle stoltezze ridicole di cui per volgari pregiudizj erano ripieni. E questi libretti erano impressi cumulativamente nel titolo Mirabilia et indulgentiae urbis Romae, come leggesi in un esemplare stampato dal Blado a spese di Mazocchio coll’arme di Leon X papa, vale a dire nella seconda diecina circa del XVI secolo. Copiosissimi divenuti dunque nel principio del 1500 pel concorso dei forestieri, per la facilità della stampa, e per lo splendore che andò riacquistando Roma stessa sotto i celebri pontificati di Giulio, e di Leone, durarono però lungamente ad essere confusi coi libercoli detti da Istoriaro, o vendi istorie di cui erano avidissimi i pellegrini che visitavano i santuarj; e questi libretti portavano i titoli di Indulgentiae ecclesiarum urbis Romae. Modus confitendi. Divisiones decem nationum. Orationes S. Brigittae. Tabula cristiana. Conjuratio malignorum spirituum. Descriptio domus Lauretanae etc. etc. Ma è più singolare l’unione curiosa dei memorabilia ai mirabilia Romae come abbiamo in più luoghi osservato, e a nostro agio potuto riconoscere maggiormente nella reale e ricchissima Biblioteca di Monaco ove ci è stato forza l’ammettere l’esistenza di parecchi xylografi anche molti anni dopo l’uso divulgatissimo delle stampe in torchio coi metodi in uso al presente. Piacerà trovar qui riportato alcun squarcio estratto dallo stesso regio bibliotecario sig. Scherer da un xylografo che porta l’arme di Giulio II col triregno, e due targhe, l’una colle chiavi, l’altra coll’S.P.Q.R. Al di sopra due angeli sostengono un pannicello coll’impronta d’un sudario. 204 Le parole del frontespizio sono Memorabilia urbis Romae. Leggesi nel primo foglietto retto come segue. “Item in questo libretto sta escritto come Roma fu fabbricata, e dal primo re, e da ciascun re di Roma, come hanno governato, e come ancora i romani nissun re più non volevano, ed interruppero con capitani e consoli per lungo tempo. Dal primo Giulio Cesare, e da tutti i Cesari in Roma, come hanno governato fin ai tempi di Cesare Costantino, come il Cesare Costantino fu battezzato, e mondato dalla Lepra; come dié al Papa S. Silvestro la città di Roma, ed il paese di intorno a lui ed a tutti suoi posteri, e pose lui ed i suoi posteri per capo a tutti i cristiani, quale chiese in Roma sono, e qual cose sante, e perdoni nelle chiese tutte; tutte le stazioni nella chiese durante l’anno.” Nel detto foglio verso si contiene la rappresentazione della città di Roma con Rea e la Lupa. Foglio secondo retto, Roma civitas sancta caput mundi. “Dal principio del mondo 1450 anni quando Troja fu disfatta dall’Imperador Greco, e che i principi ed i signori se ne fuggivano dalla gran città di Troja per mare con molti beni in questi paesi fabbricarono città, e castelli; allora vennero di quei signori anche nei itali paesi, là dove adesso si trova la città di Roma. Avenne questo ai tempi del re di Giuda Gioachino. In quei tempi vi era una giovane Rea di nome, figlia del re dei sette monti, dove adesso Roma sta edificata. Questa giovine quando fu nel tempio dell’Idolo Vesto, venne ad ella la pianeta Marte, ed ebbe a fare con ella nascostamente. Di là nacquero due gemelli l’uno chiamato Remo, l’altro Romolo.” Nel foglio ultimo. “Allora fece dono il Cesare (Costantino) a S. Silvestro e a tutti suoi posteri, e gli diede la città di Roma, ed il paese, e molte città. Ebbe qui fine ancora la gran proscrizione de’ cristiani, ed i cristiani incominciarono ad aumentarsi, e da questo tempo in qua non è più stata tanta proscrizione. È vero che si sono levati poi dei falsificatori della vera fede, come gli Arriani, ed altri eretici. Questi coll’ajuto di Dio sono stati disfatti da Gregorio, Geronimo, Augustino, Ambrosio. Costantino se n’andò in Grecia, e colà fabbricò una grande città, e la chiamò secondo lo stesso Costantinopoli, ed in quanto a Roma la lasciò al Papa.” Nell’anno 1482 Jean Schawer a Monaco pubblicò un’altra edizione in tedesco Memorabilia Romae unito ai mirabilia e tanto nella prima verosimilmente eseguita in Roma ed intitolata al Papa, quanto in un’altra di Roma del 1492 per Magistrum Stephanorum Planneck de Patavia in fronte a cui stanno gli stemmi di Alessandro VI viene riportata la storia della papessa Giovanna. Anche in una terza edizione del memorabilia con molte variazioni dalle precedenti, stampata in Roma precisamente nel 1515 a cui vanno uniti i mirabilia, et le indulgenze è ripor 205 tata la detta storia della papessa Giovanna all’articolo ad Sanctum Clementem in questi termini. Item habetur in serie Romanorum Pontificum quod Johannes Anglicus post Leonem sedit annis duobus, mensibus quinque, et diebus quatuor, vacavit sedes mense uno, ut asseritur femina fuit, et juvenili habitu ab amante suo Athenis ducta: in diversis scientiis tantum profecit; ut Romae tandem legeret ad triennium, et magnos magistros haberet discipulos: nec sibi quisquam similis ibidem ineveniebatur. Magne itaque scientiae, et opinionis existens in Papam concorditer elegitur: sed in papatump per familiarem impregnatur. Verum tempus partus ignorans: de sancto Petro in Lateranum tendens; angustiata peperit inter Coliseum, et sanctum Clementem, et ibidem, ut dicitur, moritur. Hanc viam quando Papa obliquat, dicitur a plerisque quod propter detestationem fasti hoc fiat; nec ponitur in catalogo Pontificum, propter mulierem sexum (sic) quantum ad hanc difformitatem. Gli stemmi di Leon X stanno impressi nel volumetto singolare, e ben aveva ragione il cardinal Galeotto di scrivere a Francesco Albertino: Quare mirabilia Romae imperfecta, fabularumque nugis plena non corrigus? Ma però questo da noi riportato si vede impresso in Roma stessa cinque anni dopo che era già stampato il libro dell’Albertini, sotto un gran pontificato, e in tempo di molti lumi sparsi nel secolo. La censura delle stampe non esercitava certamente in allora una rigorosa disciplina.
Noi possiamo qui presentare tre esemplari i più rari di questo libretto, che per la sua celebrità tien luogo fra i cimelj più importanti dell’antichità, giacché serve moltissimo a dinotare i principali oggetti di curiosità, che in quell’epoca avevano pregio in Roma, e il modo in cui dall’ignoranza volgare venivano apprezzati. Due di questi nostri esemplari sembrano evidentemente editi da Adamo Rot, e particolarmente a ciò ne conduce oltre la forma dei caratteri il notare che il terzo pubblicato da Gerardus Flandria nel 1475 in Trevigi, non può essere che una ristampa di quelli che erano esciti in Roma col mezzo de’ primi stampatori i quali colà introdussero l’arte. L’uno però di questi due più antichi esemplari è in sei carte in 8 e l’altro è in otto. Cominciando dal primo, che ha l’apparenza della maggiore antichità, e a primo aspetto direbbesi xylografo, ecco l’ordine dei capitoli. Mirabilia Romae incipiunt. De portis infra urbem. De portis transtiberim. De montibus infra urbem. De pontibus urbis Romae. Palacia imperatorum sunt hec. De arcubus non triumphalibus. De thermis. De theatris. De agulea Sancti Petri. De cimiteriis. Loca ubi sancti passi sunt tormenta. Ad Sanctam Agatham. De templis. De equis marmoreis. De femina circumdata serpentibus. De rustico sedente super equum. Sequitur de Colliseo. De Sancta Maria rotunda. De Octaviano imperatore. Mirabilia Romae finiunt. Simile al qui descritto è l’esemplare della Biblioteca Corsini in Roma, dall’Audifredi appunto riconosciuto impresso coi caratteri di Adamo Rot. Il secondo esemplare, egualmente senza data, stampato in otto carte, ma con caratteri più rotondi, sebbene alla prima edizione rassomiglianti in gran parte, e prodotto con miglior cura nell’assettamento dei tipi, è parimenti in ottavo, in grande, e bellissima forma, e i capitoli sono ordinati nel modo seguente: Mirabilia Romae. De portis infra urbem. De portis transtiberim. De montibus infra urbem. De pontibus urbis Romae. Palacia imperatorum. De arcubus triumphalibus. De terminis. De theatris. De agulea Sancti Petri. De cimiteriis. Ad Sanctam Agatham. De pinea aerea et deaurata. De templis. De equis marmoreis. De femina circumdata serpentibus. De rustico sedente super aereum equum. Sequitur de Coliseo. De Sancta Maria rotunda. De Octaviano imperatore. Totilae exasperatio in servos Dei. Deo Gratias. I titoli dei capitoli sono stampati in majuscole fino a quello de theatris inclusive, e gli altri sino al fine in piccoli caratteri. Le altre varietà, i capitoli riuniti, e gli aggiunti si riconoscono evidentemente. 203 L’ultimo, e il più bello dei nostri esemplari per l’eleganza dei tipi, è quello del 1475 citato dal Panzer negli Annali tipografici, che non sappiamo esistere in alcuna biblioteca di Roma. Questo è composto di nove carte numerate nella sommità con numeri romani dall’I al IX impresso con bellissimi caratteri, e coi capitoli così distribuiti: Mirabilia Romae. De portis infra urbem. De portis transtiberim. De montibus infra urbem. De pontibus urbis Romae. Palacia imperatorum. De arcubus triumphalibus. De arcubus non triumphalium. De thermis. De theatris. De agulea Sancti Petri. De cimiteriis. Ad Sanctam Agatham. De Pinea aerea et deaurata. De templis. De equis marmoreis. De femina circumdata serpentibus. De rustico sedente super equum aereum. De Coliseo. De Sancta Maria rotunda. De Octaviano imperatore. Totilae exasperatio in servos Dei. Finis Laus Deo. 1475 12 aprilis Tarvisii. G. F. (cioè Gherardus de Flandria). Non avvi altra varietà tra quest’ultimo e il precedente, se non l’errore de terminis correggendo de termis, il che maggiormente sembra confermare che quelli senza data sopra citati sieno anteriori: se ne pubblicarono in seguito ogni momento, e si riunivano ai libretti delle indulgenze fintanto che Francesco Albertino fu il primo a separarli, e vendicarli dalle stoltezze ridicole di cui per volgari pregiudizj erano ripieni. E questi libretti erano impressi cumulativamente nel titolo Mirabilia et indulgentiae urbis Romae, come leggesi in un esemplare stampato dal Blado a spese di Mazocchio coll’arme di Leon X papa, vale a dire nella seconda diecina circa del XVI secolo. Copiosissimi divenuti dunque nel principio del 1500 pel concorso dei forestieri, per la facilità della stampa, e per lo splendore che andò riacquistando Roma stessa sotto i celebri pontificati di Giulio, e di Leone, durarono però lungamente ad essere confusi coi libercoli detti da Istoriaro, o vendi istorie di cui erano avidissimi i pellegrini che visitavano i santuarj; e questi libretti portavano i titoli di Indulgentiae ecclesiarum urbis Romae. Modus confitendi. Divisiones decem nationum. Orationes S. Brigittae. Tabula cristiana. Conjuratio malignorum spirituum. Descriptio domus Lauretanae etc. etc. Ma è più singolare l’unione curiosa dei memorabilia ai mirabilia Romae come abbiamo in più luoghi osservato, e a nostro agio potuto riconoscere maggiormente nella reale e ricchissima Biblioteca di Monaco ove ci è stato forza l’ammettere l’esistenza di parecchi xylografi anche molti anni dopo l’uso divulgatissimo delle stampe in torchio coi metodi in uso al presente. Piacerà trovar qui riportato alcun squarcio estratto dallo stesso regio bibliotecario sig. Scherer da un xylografo che porta l’arme di Giulio II col triregno, e due targhe, l’una colle chiavi, l’altra coll’S.P.Q.R. Al di sopra due angeli sostengono un pannicello coll’impronta d’un sudario. 204 Le parole del frontespizio sono Memorabilia urbis Romae. Leggesi nel primo foglietto retto come segue. “Item in questo libretto sta escritto come Roma fu fabbricata, e dal primo re, e da ciascun re di Roma, come hanno governato, e come ancora i romani nissun re più non volevano, ed interruppero con capitani e consoli per lungo tempo. Dal primo Giulio Cesare, e da tutti i Cesari in Roma, come hanno governato fin ai tempi di Cesare Costantino, come il Cesare Costantino fu battezzato, e mondato dalla Lepra; come dié al Papa S. Silvestro la città di Roma, ed il paese di intorno a lui ed a tutti suoi posteri, e pose lui ed i suoi posteri per capo a tutti i cristiani, quale chiese in Roma sono, e qual cose sante, e perdoni nelle chiese tutte; tutte le stazioni nella chiese durante l’anno.” Nel detto foglio verso si contiene la rappresentazione della città di Roma con Rea e la Lupa. Foglio secondo retto, Roma civitas sancta caput mundi. “Dal principio del mondo 1450 anni quando Troja fu disfatta dall’Imperador Greco, e che i principi ed i signori se ne fuggivano dalla gran città di Troja per mare con molti beni in questi paesi fabbricarono città, e castelli; allora vennero di quei signori anche nei itali paesi, là dove adesso si trova la città di Roma. Avenne questo ai tempi del re di Giuda Gioachino. In quei tempi vi era una giovane Rea di nome, figlia del re dei sette monti, dove adesso Roma sta edificata. Questa giovine quando fu nel tempio dell’Idolo Vesto, venne ad ella la pianeta Marte, ed ebbe a fare con ella nascostamente. Di là nacquero due gemelli l’uno chiamato Remo, l’altro Romolo.” Nel foglio ultimo. “Allora fece dono il Cesare (Costantino) a S. Silvestro e a tutti suoi posteri, e gli diede la città di Roma, ed il paese, e molte città. Ebbe qui fine ancora la gran proscrizione de’ cristiani, ed i cristiani incominciarono ad aumentarsi, e da questo tempo in qua non è più stata tanta proscrizione. È vero che si sono levati poi dei falsificatori della vera fede, come gli Arriani, ed altri eretici. Questi coll’ajuto di Dio sono stati disfatti da Gregorio, Geronimo, Augustino, Ambrosio. Costantino se n’andò in Grecia, e colà fabbricò una grande città, e la chiamò secondo lo stesso Costantinopoli, ed in quanto a Roma la lasciò al Papa.” Nell’anno 1482 Jean Schawer a Monaco pubblicò un’altra edizione in tedesco Memorabilia Romae unito ai mirabilia e tanto nella prima verosimilmente eseguita in Roma ed intitolata al Papa, quanto in un’altra di Roma del 1492 per Magistrum Stephanorum Planneck de Patavia in fronte a cui stanno gli stemmi di Alessandro VI viene riportata la storia della papessa Giovanna. Anche in una terza edizione del memorabilia con molte variazioni dalle precedenti, stampata in Roma precisamente nel 1515 a cui vanno uniti i mirabilia, et le indulgenze è ripor 205 tata la detta storia della papessa Giovanna all’articolo ad Sanctum Clementem in questi termini. Item habetur in serie Romanorum Pontificum quod Johannes Anglicus post Leonem sedit annis duobus, mensibus quinque, et diebus quatuor, vacavit sedes mense uno, ut asseritur femina fuit, et juvenili habitu ab amante suo Athenis ducta: in diversis scientiis tantum profecit; ut Romae tandem legeret ad triennium, et magnos magistros haberet discipulos: nec sibi quisquam similis ibidem ineveniebatur. Magne itaque scientiae, et opinionis existens in Papam concorditer elegitur: sed in papatump per familiarem impregnatur. Verum tempus partus ignorans: de sancto Petro in Lateranum tendens; angustiata peperit inter Coliseum, et sanctum Clementem, et ibidem, ut dicitur, moritur. Hanc viam quando Papa obliquat, dicitur a plerisque quod propter detestationem fasti hoc fiat; nec ponitur in catalogo Pontificum, propter mulierem sexum (sic) quantum ad hanc difformitatem. Gli stemmi di Leon X stanno impressi nel volumetto singolare, e ben aveva ragione il cardinal Galeotto di scrivere a Francesco Albertino: Quare mirabilia Romae imperfecta, fabularumque nugis plena non corrigus? Ma però questo da noi riportato si vede impresso in Roma stessa cinque anni dopo che era già stampato il libro dell’Albertini, sotto un gran pontificato, e in tempo di molti lumi sparsi nel secolo. La censura delle stampe non esercitava certamente in allora una rigorosa disciplina.
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