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Numismatica e pietre intagliate
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Questa è la prima edizione che noi conosciamo di questo elegante e prezioso libretto dedicata a Udalvico Wirtner
e divisa in 61 capitoli.
Questa è la prima edizione che noi conosciamo di questo elegante e prezioso libretto dedicata a Udalvico Wirtner
e divisa in 61 capitoli.
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, Non dobbiam dubitare in assegnare a quest’opera un primato sulle altre di questo genere non tanto per
l’esecuzione, quanto per la dottrina, poiché concorse a determinarlo il consenso universale. Le tavole sono
intagliate con gusto infinito, quantunque alcuno riconosca troppo evidente lo stile di Bouchardon che le disegnò,
piuttosto che lo stile dell’an 70tichità. Ma rendere le piccole gemme in disegni, senza privarle di quella
originalità che le rende sì pregievoli, è tanto difficile, che a convincersene basta il percorrere una biblioteca
d’autori di litografia e si arriva quasi a giudicarlo impossibile. Comincia l’opera col trattato delle pietre incise,
indi viensi alla parte più importante e più nuova, cioè alla storia degli incisori in pietre dure di cui eravamo
digiuni e che pur anche ci lascia molto desiderio di veder ampliata. Proseguesi con un trattato sulle meccaniche
di quest’arte e sulla natura dei materiali, delle contraffazioni, degl’impronti etc. Passa l’autore a darci una
preziosa Biblioteca Dattiliografica ove sono esaminate le opere che fino a quel giorno avevano veduta la luce e
finisce il volume primo con la tavola degli autori.
Il secondo volume comincia con una prefazione storica sulle pietre incise del Gabinetto Reale, poi vengono 132
gemme istoriate colla rispettiva illustrazione ad ogni pagina e in fine 125 teste, le quali non hanno il corredo
d’alcuna illustrazione, fuorché un semplice elenco. Esemplare intonso di prima freschezza.
Non dobbiam dubitare in assegnare a quest’opera un primato sulle altre di questo genere non tanto per
l’esecuzione, quanto per la dottrina, poiché concorse a determinarlo il consenso universale. Le tavole sono
intagliate con gusto infinito, quantunque alcuno riconosca troppo evidente lo stile di Bouchardon che le disegnò,
piuttosto che lo stile dell’an 70tichità. Ma rendere le piccole gemme in disegni, senza privarle di quella
originalità che le rende sì pregievoli, è tanto difficile, che a convincersene basta il percorrere una biblioteca
d’autori di litografia e si arriva quasi a giudicarlo impossibile. Comincia l’opera col trattato delle pietre incise,
indi viensi alla parte più importante e più nuova, cioè alla storia degli incisori in pietre dure di cui eravamo
digiuni e che pur anche ci lascia molto desiderio di veder ampliata. Proseguesi con un trattato sulle meccaniche
di quest’arte e sulla natura dei materiali, delle contraffazioni, degl’impronti etc. Passa l’autore a darci una
preziosa Biblioteca Dattiliografica ove sono esaminate le opere che fino a quel giorno avevano veduta la luce e
finisce il volume primo con la tavola degli autori.
Il secondo volume comincia con una prefazione storica sulle pietre incise del Gabinetto Reale, poi vengono 132
gemme istoriate colla rispettiva illustrazione ad ogni pagina e in fine 125 teste, le quali non hanno il corredo
d’alcuna illustrazione, fuorché un semplice elenco. Esemplare intonso di prima freschezza.
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,Quest’operetta benissimo fatta istruisce rapidamente e con buon metodo sui modi di conoscere le pietre fine e
rende ragione con tavole benissimo disegnate delle principali pietre conosciute al mondo.
Quest’operetta benissimo fatta istruisce rapidamente e con buon metodo sui modi di conoscere le pietre fine e
rende ragione con tavole benissimo disegnate delle principali pietre conosciute al mondo.
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, Vincenzo Brenna disegnò in dieci gran tavole di arabeschi figurati (le quali sono in tutta l’opera ripetute)
l’ornamento delle pagine entro cui stanno intagliate le gemme incise da Giovan Maria Cassini. Ogni volume ha
cento tavole. Il Passeri estese le illustrazioni nei tre primi volumi, il Cassini nell’ultimo. Nel secondo volume è
aggiunta una dissertazione dell’Amaduzzi sopra una gemma con un’appendice alle Memorie Glittografiche del
Gori: nel terzo parimente una dissertazione dello stesso in guisa d’epistola sopra d’un’altra gemma. Opera
grandiosa per speculazione, ma con poco merito intrinseco. Vedi anche Gori.
Vincenzo Brenna disegnò in dieci gran tavole di arabeschi figurati (le quali sono in tutta l’opera ripetute)
l’ornamento delle pagine entro cui stanno intagliate le gemme incise da Giovan Maria Cassini. Ogni volume ha
cento tavole. Il Passeri estese le illustrazioni nei tre primi volumi, il Cassini nell’ultimo. Nel secondo volume è
aggiunta una dissertazione dell’Amaduzzi sopra una gemma con un’appendice alle Memorie Glittografiche del
Gori: nel terzo parimente una dissertazione dello stesso in guisa d’epistola sopra d’un’altra gemma. Opera
grandiosa per speculazione, ma con poco merito intrinseco. Vedi anche Gori.
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,Sono tavole 88, nelle quali per speculazione libraria sono riuniti e intagliati con vituperevole negligenza i più bei
monumenti dell’antichità.
Sono tavole 88, nelle quali per speculazione libraria sono riuniti e intagliati con vituperevole negligenza i più bei
monumenti dell’antichità.
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, Molti preliminari dottissimamente sono esposti dall’autore e procedesi con un abisso di pazienza e di cognizioni
a riordinare per materie, ossia per soggetto un numero di 15800 pietre incise. Termina il secondo volume con 57
tavole in rame assai ben incise. Esemplare in carta distinta, leg. in mar. in un solo grosso volume.
Molti preliminari dottissimamente sono esposti dall’autore e procedesi con un abisso di pazienza e di cognizioni
a riordinare per materie, ossia per soggetto un numero di 15800 pietre incise. Termina il secondo volume con 57
tavole in rame assai ben incise. Esemplare in carta distinta, leg. in mar. in un solo grosso volume.
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Edizione splendidamente eseguita.
Edizione splendidamente eseguita.
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Cento sessanta otto pietre incise da questo intagliatore sono descritte e le sei grandi tavole al fine del libro non
presentano che la varia grandezza e non il disegno dei soggetti descritti.
Cento sessanta otto pietre incise da questo intagliatore sono descritte e le sei grandi tavole al fine del libro non
presentano che la varia grandezza e non il disegno dei soggetti descritti.
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, Le cinquanta tavole, compreso il frontespizio e una dedica, tratte da cattivi disegni ed incise da Valeriauo
Regnart mediocrissimo intagliatore e scolaro di Thomasin e da Luca Ciamberlau d’Urbino, formano il volume
che non ha altre spiegazioni fuori di alcuni distici latini incisi sulle stesse lamine. Pietro Stefanoni avea ideato di
intitolare il libro al famoso conte di Arundel: ma essendo mancato, mentre l’opera stava per escire alle stampe,
Giacomo Stefanoni, suo figlio, lo intitolò poi al nipote Enrico conte di Arundel. Questo libro comparve la prima
volta a Roma nel 1627 e fu poi dal Liceti riprodotto con le illustrazioni nel 1653 sotto il nome di Hierogliphica
ec. Padova.
Le cinquanta tavole, compreso il frontespizio e una dedica, tratte da cattivi disegni ed incise da Valeriauo
Regnart mediocrissimo intagliatore e scolaro di Thomasin e da Luca Ciamberlau d’Urbino, formano il volume
che non ha altre spiegazioni fuori di alcuni distici latini incisi sulle stesse lamine. Pietro Stefanoni avea ideato di
intitolare il libro al famoso conte di Arundel: ma essendo mancato, mentre l’opera stava per escire alle stampe,
Giacomo Stefanoni, suo figlio, lo intitolò poi al nipote Enrico conte di Arundel. Questo libro comparve la prima
volta a Roma nel 1627 e fu poi dal Liceti riprodotto con le illustrazioni nel 1653 sotto il nome di Hierogliphica
ec. Padova.
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