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MIRABILIA Romae.
Noi possiamo qui presentare tre esemplari i più rari di questo libretto, che per la
sua celebrità tien luogo fra i
cimelj più importanti dell’antichità, giacché serve moltissimo a dinotare i principali
oggetti di curiosità, che in
quell’epoca avevano pregio in Roma, e il modo in cui dall’ignoranza volgare venivano
apprezzati. Due di questi
nostri esemplari sembrano evidentemente editi da Adamo Rot, e particolarmente a ciò
ne conduce oltre la forma
dei caratteri il notare che il terzo pubblicato da Gerardus Flandria nel 1475 in Trevigi,
non può essere che una
ristampa di quelli che erano esciti in Roma col mezzo de’ primi stampatori i quali
colà introdussero l’arte. L’uno
però di questi due più antichi esemplari è in sei carte in 8 e l’altro è in otto.
Cominciando dal primo, che ha l’apparenza della maggiore antichità, e a primo aspetto
direbbesi xylografo, ecco
l’ordine dei capitoli. Mirabilia Romae incipiunt. De portis infra urbem. De portis
transtiberim. De montibus infra
urbem. De pontibus urbis Romae. Palacia imperatorum sunt hec. De arcubus non triumphalibus.
De thermis. De
theatris. De agulea Sancti Petri. De cimiteriis. Loca ubi sancti passi sunt tormenta.
Ad Sanctam Agatham. De
templis. De equis marmoreis. De femina circumdata serpentibus. De rustico sedente
super equum. Sequitur de
Colliseo. De Sancta Maria rotunda. De Octaviano imperatore. Mirabilia Romae finiunt.
Simile al qui descritto è
l’esemplare della Biblioteca Corsini in Roma, dall’Audifredi appunto riconosciuto
impresso coi caratteri di
Adamo Rot.
Il secondo esemplare, egualmente senza data, stampato in otto carte, ma con caratteri
più rotondi, sebbene alla
prima edizione rassomiglianti in gran parte, e prodotto con miglior cura nell’assettamento
dei tipi, è parimenti in
ottavo, in grande, e bellissima forma, e i capitoli sono ordinati nel modo seguente:
Mirabilia Romae. De portis
infra urbem. De portis transtiberim. De montibus infra urbem. De pontibus urbis Romae.
Palacia imperatorum.
De arcubus triumphalibus. De terminis. De theatris. De agulea Sancti Petri. De cimiteriis.
Ad Sanctam Agatham.
De pinea aerea et deaurata. De templis. De equis marmoreis. De femina circumdata serpentibus.
De rustico
sedente super aereum equum. Sequitur de Coliseo. De Sancta Maria rotunda. De Octaviano
imperatore. Totilae
exasperatio in servos Dei. Deo Gratias. I titoli dei capitoli sono stampati in majuscole
fino a quello de theatris
inclusive, e gli altri sino al fine in piccoli caratteri. Le altre varietà, i capitoli
riuniti, e gli aggiunti si riconoscono
evidentemente. L’ultimo, e il più bello dei nostri esemplari per l’eleganza dei tipi, è quello del
1475 citato
dal Panzer negli Annali tipografici, che non sappiamo esistere in alcuna biblioteca
di Roma.
Questo è composto di nove carte numerate nella sommità con numeri romani dall’I al
IX impresso con bellissimi
caratteri, e coi capitoli così distribuiti: Mirabilia Romae. De portis infra urbem.
De portis transtiberim. De
montibus infra urbem. De pontibus urbis Romae. Palacia imperatorum. De arcubus triumphalibus.
De arcubus
non triumphalium. De thermis. De theatris. De agulea Sancti Petri. De cimiteriis.
Ad Sanctam Agatham. De Pinea
aerea et deaurata. De templis. De equis marmoreis. De femina circumdata serpentibus.
De rustico sedente super
equum aereum. De Coliseo. De Sancta Maria rotunda. De Octaviano imperatore. Totilae
exasperatio in servos
Dei. Finis Laus Deo. 1475 12 aprilis Tarvisii. G. F. (cioè Gherardus de Flandria).
Non avvi altra varietà tra quest’ultimo e il precedente, se non l’errore de terminis
correggendo de termis, il che
maggiormente sembra confermare che quelli senza data sopra citati sieno anteriori:
se ne pubblicarono in seguito
ogni momento, e si riunivano ai libretti delle indulgenze fintanto che Francesco Albertino
fu il primo a separarli, e
vendicarli dalle stoltezze ridicole di cui per volgari pregiudizj erano ripieni. E
questi libretti erano impressi
cumulativamente nel titolo Mirabilia et indulgentiae urbis Romae, come leggesi in
un esemplare stampato dal
Blado a spese di Mazocchio coll’arme di Leon X papa, vale a dire nella seconda diecina
circa del XVI secolo.
Copiosissimi divenuti dunque nel principio del 1500 pel concorso dei forestieri, per
la facilità della stampa, e per
lo splendore che andò riacquistando Roma stessa sotto i celebri pontificati di Giulio,
e di Leone, durarono però
lungamente ad essere confusi coi libercoli detti da Istoriaro, o vendi istorie di
cui erano avidissimi i pellegrini che
visitavano i santuarj; e questi libretti portavano i titoli di Indulgentiae ecclesiarum
urbis Romae. Modus
confitendi. Divisiones decem nationum. Orationes S. Brigittae. Tabula cristiana. Conjuratio
malignorum
spirituum. Descriptio domus Lauretanae etc. etc.
Ma è più singolare l’unione curiosa dei memorabilia ai mirabilia Romae come abbiamo
in più luoghi osservato, e
a nostro agio potuto riconoscere maggiormente nella reale e ricchissima Biblioteca
di Monaco ove ci è stato forza
l’ammettere l’esistenza di parecchi xylografi anche molti anni dopo l’uso divulgatissimo
delle stampe in torchio
coi metodi in uso al presente. Piacerà trovar qui riportato alcun squarcio estratto
dallo stesso regio bibliotecario
sig. Scherer da un xylografo che porta l’arme di Giulio II col triregno, e due targhe,
l’una colle chiavi, l’altra
coll’S.P.Q.R. Al di sopra due angeli sostengono un pannicello coll’impronta d’un sudario.
Le parole del
frontespizio sono Memorabilia urbis Romae. Leggesi nel primo foglietto retto come
segue.
“Item in questo libretto sta escritto come Roma fu fabbricata, e dal primo re, e da
ciascun re di Roma, come hanno
governato, e come ancora i romani nissun re più non volevano, ed interruppero con
capitani e consoli per lungo
tempo. Dal primo Giulio Cesare, e da tutti i Cesari in Roma, come hanno governato
fin ai tempi di Cesare
Costantino, come il Cesare Costantino fu battezzato, e mondato dalla Lepra; come dié
al Papa S. Silvestro la città
di Roma, ed il paese di intorno a lui ed a tutti suoi posteri, e pose lui ed i suoi
posteri per capo a tutti i cristiani,
quale chiese in Roma sono, e qual cose sante, e perdoni nelle chiese tutte; tutte
le stazioni nella chiese durante
l’anno.”
Nel detto foglio verso si contiene la rappresentazione della città di Roma con Rea
e la Lupa.
Foglio secondo retto, Roma civitas sancta caput mundi.
“Dal principio del mondo 1450 anni quando Troja fu disfatta dall’Imperador Greco,
e che i principi ed i signori se
ne fuggivano dalla gran città di Troja per mare con molti beni in questi paesi fabbricarono
città, e castelli; allora
vennero di quei signori anche nei itali paesi, là dove adesso si trova la città di
Roma. Avenne questo ai tempi del
re di Giuda Gioachino. In quei tempi vi era una giovane Rea di nome, figlia del re
dei sette monti, dove adesso
Roma sta edificata. Questa giovine quando fu nel tempio dell’Idolo Vesto, venne ad
ella la pianeta Marte, ed ebbe
a fare con ella nascostamente. Di là nacquero due gemelli l’uno chiamato Remo, l’altro
Romolo.”
Nel foglio ultimo.
“Allora fece dono il Cesare (Costantino) a S. Silvestro e a tutti suoi posteri, e
gli diede la città di Roma, ed il
paese, e molte città. Ebbe qui fine ancora la gran proscrizione de’ cristiani, ed
i cristiani incominciarono ad
aumentarsi, e da questo tempo in qua non è più stata tanta proscrizione. È vero che
si sono levati poi dei
falsificatori della vera fede, come gli Arriani, ed altri eretici. Questi coll’ajuto
di Dio sono stati disfatti da
Gregorio, Geronimo, Augustino, Ambrosio. Costantino se n’andò in Grecia, e colà fabbricò
una grande città, e la
chiamò secondo lo stesso Costantinopoli, ed in quanto a Roma la lasciò al Papa.”
Nell’anno 1482 Jean Schawer a Monaco pubblicò un’altra edizione in tedesco Memorabilia
Romae unito ai
mirabilia e tanto nella prima verosimilmente eseguita in Roma ed intitolata al Papa,
quanto in un’altra di Roma
del 1492 per Magistrum Stephanorum Planneck de Patavia in fronte a cui stanno gli
stemmi di Alessandro VI
viene riportata la storia della papessa Giovanna. Anche in una terza edizione del
memorabilia con molte variazioni
dalle precedenti, stampata in Roma precisamente nel 1515 a cui vanno uniti i mirabilia,
et le indulgenze è ripor tata la detta storia della papessa Giovanna all’articolo ad Sanctum Clementem in
questi termini.
Item habetur in serie Romanorum Pontificum quod Johannes Anglicus post Leonem sedit
annis duobus, mensibus
quinque, et diebus quatuor, vacavit sedes mense uno, ut asseritur femina fuit, et
juvenili habitu ab amante suo
Athenis ducta: in diversis scientiis tantum profecit; ut Romae tandem legeret ad triennium,
et magnos magistros
haberet discipulos: nec sibi quisquam similis ibidem ineveniebatur. Magne itaque scientiae,
et opinionis existens
in Papam concorditer elegitur: sed in papatump per familiarem impregnatur. Verum tempus
partus ignorans: de
sancto Petro in Lateranum tendens; angustiata peperit inter Coliseum, et sanctum Clementem,
et ibidem, ut
dicitur, moritur. Hanc viam quando Papa obliquat, dicitur a plerisque quod propter
detestationem fasti hoc fiat;
nec ponitur in catalogo Pontificum, propter mulierem sexum (sic) quantum ad hanc difformitatem.
Gli stemmi di
Leon X stanno impressi nel volumetto singolare, e ben aveva ragione il cardinal Galeotto
di scrivere a Francesco
Albertino: Quare mirabilia Romae imperfecta, fabularumque nugis plena non corrigus?
Ma però questo da noi
riportato si vede impresso in Roma stessa cinque anni dopo che era già stampato il
libro dell’Albertini, sotto un
gran pontificato, e in tempo di molti lumi sparsi nel secolo. La censura delle stampe
non esercitava certamente in
allora una rigorosa disciplina.