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582. ODDI Orazio da Urbino, Dello squadro, trattato, Milano 1625, in 4, picc. fig.
Le numerose figure collocate fra il testo sono chiaramente disegnate e la materia è trattata con ordine e precisione.
Le numerose figure collocate fra il testo sono chiaramente disegnate e la materia è trattata con ordine e precisione.
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631. REVESI Bruti Ottavio, Archisesto per formar con facilità li cinque ordini d’architettura, Vicenza 1627, in fol. fig.
Oltre la tavola che rappresenta l’archisesto vi sono 49 tavole di operazioni in tutti gli ordini disegnate e intagliate con gusto ed intelligenza profonda dell’arte. Il meccanismo però suggerito dall’architetto poco fu messo in pratica, poiché è un gran perditempo e non compensa della lentezza dell’opera colla precisione, che in tanti altri modi si può ottenere.
Oltre la tavola che rappresenta l’archisesto vi sono 49 tavole di operazioni in tutti gli ordini disegnate e intagliate con gusto ed intelligenza profonda dell’arte. Il meccanismo però suggerito dall’architetto poco fu messo in pratica, poiché è un gran perditempo e non compensa della lentezza dell’opera colla precisione, che in tanti altri modi si può ottenere.
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725. VITRUVIO M., I dieci libri dell’architettura tradotti e commentati da Monsig. Daniele Barbaro ed ora in questa nuova impressione per maggior comodità del lettore le materie di ciascun libro ridotte sotto capi, Venezia, presso Alessandro de’ Vecchi, 1629.
Quest’edizione è presa dalla precedente del 1567 colla differenza di essere assai meno corretta, ed essendo state dallo stampatore in più luoghi omesse tavole necessarie, o sostituite alcune altre che non hanno che fare col testo. Ma ciò che è più strano si è che il de’ Vecchi editore, ponendo il suo nome al proemio che aveva prodotto il Franceschi nella più antica citata edizione, ove parla del Barbaro si esprime come se avesse avuto dialogo con lui nelle materie vitruviane ed era morto 59 anni prima di questa seconda edizione: il che prova che ristampò e fece suo il proemio del Franceschi, senza leggerlo.
Quest’edizione è presa dalla precedente del 1567 colla differenza di essere assai meno corretta, ed essendo state dallo stampatore in più luoghi omesse tavole necessarie, o sostituite alcune altre che non hanno che fare col testo. Ma ciò che è più strano si è che il de’ Vecchi editore, ponendo il suo nome al proemio che aveva prodotto il Franceschi nella più antica citata edizione, ove parla del Barbaro si esprime come se avesse avuto dialogo con lui nelle materie vitruviane ed era morto 59 anni prima di questa seconda edizione: il che prova che ristampò e fece suo il proemio del Franceschi, senza leggerlo.
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