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Il Corradini stampò i primi due volumi a Roma coi tipi di Francesco Gonzaga negli anni 1704 e 1705. Venne in
seguito proseguita quest’opera dal padre Volpi, e i cinque volumi susseguenti furono impressi a Padova dal
Comino. Il volume ottavo, il nono, e il decimo diviso in due tomi, furono pubblicati da Barnabò, e Lazzari. Opera
preziosa pel modo con cui venne scritta, e per le preziose notizie, e per la critica, e monumenti in essa raccolti. Le
molte tavole stanno fra il testo intagliate in rame. Questo corso, che tale può dirsi, di antichità romane mai non
venne ristampato, e si è reso sempre più prezioso; e i tipi che lo produssero sono della maggior nitidezza.
Il primo volume, di cui mancarono presto gli esemplari, venne ristampato con la data del 1748: ma non fu allora
impressa la dedica a Clemente XI. Il nostro esemplare non manca di alcuna prerogativa per renderlo prezioso.
COSATTI Lelio. Vedi Raccolta di scrittori sulla cupola di S. Pietro.
Il Corradini stampò i primi due volumi a Roma coi tipi di Francesco Gonzaga negli anni 1704 e 1705. Venne in
seguito proseguita quest’opera dal padre Volpi, e i cinque volumi susseguenti furono impressi a Padova dal
Comino. Il volume ottavo, il nono, e il decimo diviso in due tomi, furono pubblicati da Barnabò, e Lazzari. Opera
preziosa pel modo con cui venne scritta, e per le preziose notizie, e per la critica, e monumenti in essa raccolti. Le
molte tavole stanno fra il testo intagliate in rame. Questo corso, che tale può dirsi, di antichità romane mai non
venne ristampato, e si è reso sempre più prezioso; e i tipi che lo produssero sono della maggior nitidezza.
Il primo volume, di cui mancarono presto gli esemplari, venne ristampato con la data del 1748: ma non fu allora
impressa la dedica a Clemente XI. Il nostro esemplare non manca di alcuna prerogativa per renderlo prezioso.
COSATTI Lelio. Vedi Raccolta di scrittori sulla cupola di S. Pietro.
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, Pochi sono i monumenti incisi in rame e stampati fra il testo. Raro, e prezioso libretto ove rendesi conto di molti
monumenti nella maniera che non erasi per anche fatto per lo innanzi, quantunque allorché tratta delle pietre
incise è molto superficiale, limitandosi a ripetere ciò che trovasi in Plinio. Autore è Luigi di Mont Josieu, che era
stato a Roma due anni prima che il libro fosse stampato col duca di Joeuse suo mecenate e anche suo allievo,
mandato al Papa Gregorio XIII da Enrico III con segrete commissioni.
Pochi sono i monumenti incisi in rame e stampati fra il testo. Raro, e prezioso libretto ove rendesi conto di molti
monumenti nella maniera che non erasi per anche fatto per lo innanzi, quantunque allorché tratta delle pietre
incise è molto superficiale, limitandosi a ripetere ciò che trovasi in Plinio. Autore è Luigi di Mont Josieu, che era
stato a Roma due anni prima che il libro fosse stampato col duca di Joeuse suo mecenate e anche suo allievo,
mandato al Papa Gregorio XIII da Enrico III con segrete commissioni.
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, Sono tavole 50 di monumenti, al qual esemplare vanno aggiunte tavole 51 delle statue pubblicate dal Cavalieri dal
n. 49 al 100 della prima parte dell’opera sua; prove di prima freschezza.
Sono tavole 50 di monumenti, al qual esemplare vanno aggiunte tavole 51 delle statue pubblicate dal Cavalieri dal
n. 49 al 100 della prima parte dell’opera sua; prove di prima freschezza.
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, Dotta e preziosa opera con alcune tavole inserte fra il testo incise in rame.
Dotta e preziosa opera con alcune tavole inserte fra il testo incise in rame.
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, Due foglietti di minuta stampa precedono questo libro, ed istruiscono il lettore che si tratta d’una controversia
vivace, e scherzosa, anzi pungente in cui il Fabretti autore di quest’apologema attacca il Gronovio per avere egli
con censura plebea ed incivile (stampata in Leida nel 1684) attaccato l’opera de aquis et acquaeductibus
intitolandola Responsio ad cavillationes Raph. Fabretti. Per ciò l’autore si crede in diritto di clamorosa vendetta e
cominciò dall’ingiurioso scherzo mutando il nome Gronovio in Grunnovio per alludere al grugnire del porco.
Questi due foglietti aggiunti sono estesi da fra Biagio Magno filosofo e matematico della R. di Svezia, Napoli per
Novello de Bonis 1686. L’apologema si estende a 150 pagine compresavi la tavola delle materie, ed è
interessantissimo libro.
Due foglietti di minuta stampa precedono questo libro, ed istruiscono il lettore che si tratta d’una controversia
vivace, e scherzosa, anzi pungente in cui il Fabretti autore di quest’apologema attacca il Gronovio per avere egli
con censura plebea ed incivile (stampata in Leida nel 1684) attaccato l’opera de aquis et acquaeductibus
intitolandola Responsio ad cavillationes Raph. Fabretti. Per ciò l’autore si crede in diritto di clamorosa vendetta e
cominciò dall’ingiurioso scherzo mutando il nome Gronovio in Grunnovio per alludere al grugnire del porco.
Questi due foglietti aggiunti sono estesi da fra Biagio Magno filosofo e matematico della R. di Svezia, Napoli per
Novello de Bonis 1686. L’apologema si estende a 150 pagine compresavi la tavola delle materie, ed è
interessantissimo libro.
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, In quest’opera si fa l’apologia della storia espressa nella colonna tal come la scrisse il Ciacconio, avendo egli
sostenuto che l’anima di Trajano fu liberata dall’inferno per le preghiere di S. Gregorio Papa.
In quest’opera si fa l’apologia della storia espressa nella colonna tal come la scrisse il Ciacconio, avendo egli
sostenuto che l’anima di Trajano fu liberata dall’inferno per le preghiere di S. Gregorio Papa.
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, , Questa bellissima edizione del XV secolo, in caratteri nitidi rotondi, e in ottima carta, non può asserirsi se preceda
o segua l’altra di Milano del 1477 non essendovi traccia per giudicarlo. Circa al nome di questo scrittore, noi
crediamo di tenerci a quanto riferiscono il Biondo, e il Fabrizio, che lo chiamano Gio. Domenico, piuttosto che ad
altri più moderni che il dicono Andrea. Il segretario di Eugenio IV di questo casato, morì nel 1452 canonico nel
duomo di Firenze.
Questa bellissima edizione del XV secolo, in caratteri nitidi rotondi, e in ottima carta, non può asserirsi se preceda
o segua l’altra di Milano del 1477 non essendovi traccia per giudicarlo. Circa al nome di questo scrittore, noi
crediamo di tenerci a quanto riferiscono il Biondo, e il Fabrizio, che lo chiamano Gio. Domenico, piuttosto che ad
altri più moderni che il dicono Andrea. Il segretario di Eugenio IV di questo casato, morì nel 1452 canonico nel
duomo di Firenze.
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