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2765. BELLORII Joannis Petri, Veterum illustrium philosophorum, poetarum, rhetorum, et oratorum imagines ex vetustis nummis, gemmis, hermis, marmoribus, aliisque antiquis monumentis desumptae, Romae 1685, in fol., fig.
Lodevole è la scelta fatta da questo dottissimo antiquario, poiché, eliminando da questa serie gli uomini chiari per la cecità della fortuna e del caso e quelli famosi per l’impeto della violenza militare, volle riunire soltanto nel vero santuario dell’antica letteratura quelli che erano chiari per l’ingegno. Poco avvi di nuovo in quest’opera che non si incontri nelle precedenti di Fulvio Ursini, o di Leonardo Agostini: ma l’ordine e l’illustrazioni tengono luogo del merito della novità: 92 sono le tavole qui illustrate.
Lodevole è la scelta fatta da questo dottissimo antiquario, poiché, eliminando da questa serie gli uomini chiari per la cecità della fortuna e del caso e quelli famosi per l’impeto della violenza militare, volle riunire soltanto nel vero santuario dell’antica letteratura quelli che erano chiari per l’ingegno. Poco avvi di nuovo in quest’opera che non si incontri nelle precedenti di Fulvio Ursini, o di Leonardo Agostini: ma l’ordine e l’illustrazioni tengono luogo del merito della novità: 92 sono le tavole qui illustrate.
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3013. SPOOR Henrici, Favissae utriusque antiquitatis tam romanae quam grecae in quibus reperiuntur simulacra Deorum, icones magnorum ducum, poetarum etc., Utrajecti 1707, in 4, fig.
Avvi un frontespizio figurato disegnato da G. Hoet e inciso da Bodart: una dedica ad Henrico Adriano Vander Mark, un avviso al lettore. Poi cominciano le tavole colle imagini di cattiva incisione in rame, sotto le quali sono impresse brevi dichiarazioni in minuti caratteri e d’incontro stanno le illustrazioni in versi e alcuni epigrammi. Le immagini sono 99; opera mediocre quantunque tutto sia stato tolto da buoni disegni originali dell’Iconografìa del Canini mal eseguiti da Bodard e quanto vi si è aggiunto sia di cattiva scelta: non è raro che vestansi i corvi delle penne del pavone e che il facciano con somma jattanza come il fece l’autore di questo libro cominciando dal titolo Favissae per imporre a tutto il mondo con una novità, o con una troppo alta importanza, quasi che ogni lettore fosse obbligato a sapere che presso i romani chiamavansi Favissae i sotterranei del Campidoglio destinati ad uso di magazzino per contenervi i frammenti vetusti di statue, vasi e utensili, che non servivano più all’uso delle decorazioni dei palazzi e dei tempi.
Avvi un frontespizio figurato disegnato da G. Hoet e inciso da Bodart: una dedica ad Henrico Adriano Vander Mark, un avviso al lettore. Poi cominciano le tavole colle imagini di cattiva incisione in rame, sotto le quali sono impresse brevi dichiarazioni in minuti caratteri e d’incontro stanno le illustrazioni in versi e alcuni epigrammi. Le immagini sono 99; opera mediocre quantunque tutto sia stato tolto da buoni disegni originali dell’Iconografìa del Canini mal eseguiti da Bodard e quanto vi si è aggiunto sia di cattiva scelta: non è raro che vestansi i corvi delle penne del pavone e che il facciano con somma jattanza come il fece l’autore di questo libro cominciando dal titolo Favissae per imporre a tutto il mondo con una novità, o con una troppo alta importanza, quasi che ogni lettore fosse obbligato a sapere che presso i romani chiamavansi Favissae i sotterranei del Campidoglio destinati ad uso di magazzino per contenervi i frammenti vetusti di statue, vasi e utensili, che non servivano più all’uso delle decorazioni dei palazzi e dei tempi.
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