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2869. GORI Anton Francesco, Thesaurus gemmarum antiquarum astriferarum interprete Jo. Bap. Passerio, cura et studio Ant. Fr. Gori, Florentiae 1750, vol. 3, in fol., fig.
Sono dugento tavole di gemme scelte dalle più insigni biblioteche incise in rame, oltre 60 vignette in cui sono intagliate altrettante gemme e le sei tavole dell’Atlante Farnesiano con molti prolegomeni e discussioni e 15 dissertazioni del Passeri nel terzo volume con molti indici
Sono dugento tavole di gemme scelte dalle più insigni biblioteche incise in rame, oltre 60 vignette in cui sono intagliate altrettante gemme e le sei tavole dell’Atlante Farnesiano con molti prolegomeni e discussioni e 15 dissertazioni del Passeri nel terzo volume con molti indici
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3015. STEPHANONII Petri vicentini, Gemmae antiquitus sculptae collectae et declarationibus illustratae a 86 Jacobo Stephanonio filio editae, Patavii, ap. Mathaeum Bolzetta de Calderinis, 1616, in 8, M. 39.
Le cinquanta tavole, compreso il frontespizio e una dedica, tratte da cattivi disegni ed incise da Valeriauo Regnart mediocrissimo intagliatore e scolaro di Thomasin e da Luca Ciamberlau d’Urbino, formano il volume che non ha altre spiegazioni fuori di alcuni distici latini incisi sulle stesse lamine. Pietro Stefanoni avea ideato di intitolare il libro al famoso conte di Arundel: ma essendo mancato, mentre l’opera stava per escire alle stampe, Giacomo Stefanoni, suo figlio, lo intitolò poi al nipote Enrico conte di Arundel. Questo libro comparve la prima volta a Roma nel 1627 e fu poi dal Liceti riprodotto con le illustrazioni nel 1653 sotto il nome di Hierogliphica ec. Padova.
Le cinquanta tavole, compreso il frontespizio e una dedica, tratte da cattivi disegni ed incise da Valeriauo Regnart mediocrissimo intagliatore e scolaro di Thomasin e da Luca Ciamberlau d’Urbino, formano il volume che non ha altre spiegazioni fuori di alcuni distici latini incisi sulle stesse lamine. Pietro Stefanoni avea ideato di intitolare il libro al famoso conte di Arundel: ma essendo mancato, mentre l’opera stava per escire alle stampe, Giacomo Stefanoni, suo figlio, lo intitolò poi al nipote Enrico conte di Arundel. Questo libro comparve la prima volta a Roma nel 1627 e fu poi dal Liceti riprodotto con le illustrazioni nel 1653 sotto il nome di Hierogliphica ec. Padova.
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