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Questo trattato doveva essere composto di quindici libri ed il primo soltanto vide la luce. Libretto prezioso e
meritamente raro e degno che sia ristampato; poiché non hanno forse le arti un’opera più chiaramente e meglio
scritta di questa. Ma chi sa ove siano sepolti gli altri quattordici libri, che probabilmente saranno stati estesi
dall’autore?
Questo trattato doveva essere composto di quindici libri ed il primo soltanto vide la luce. Libretto prezioso e
meritamente raro e degno che sia ristampato; poiché non hanno forse le arti un’opera più chiaramente e meglio
scritta di questa. Ma chi sa ove siano sepolti gli altri quattordici libri, che probabilmente saranno stati estesi
dall’autore?
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Opera bene concepita e di bella esecuzione colle tavole di purgato disegno, intagliate in legno e inserite fra il
testo. La prima edizione fu intitolata ad Enea Piccolomini, la seconda a Francesco dei Medici.
Opera bene concepita e di bella esecuzione colle tavole di purgato disegno, intagliate in legno e inserite fra il
testo. La prima edizione fu intitolata ad Enea Piccolomini, la seconda a Francesco dei Medici.
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In questa edizione latina il Barbaro seguì particolarmente il testo dell’edizione del Filandro, 1552; meno alcune
varianti nelle quali preferì l’edizione di Fra Giocondo. Le tavole sempre fra il testo sono intagliate in legno.
In questa edizione latina il Barbaro seguì particolarmente il testo dell’edizione del Filandro, 1552; meno alcune
varianti nelle quali preferì l’edizione di Fra Giocondo. Le tavole sempre fra il testo sono intagliate in legno.
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, Edizione contemporanea alla latina e che sembra consentanea a molti luoghi di quella, unitamente che ad altre
avvertenze della prima italiana. Tanto in questa che nella latina sono alcune figure di più intagliate da quel
Giovanni Crugher tedesco, tutte però disegnate con molta eleganza.
Edizione contemporanea alla latina e che sembra consentanea a molti luoghi di quella, unitamente che ad altre
avvertenze della prima italiana. Tanto in questa che nella latina sono alcune figure di più intagliate da quel
Giovanni Crugher tedesco, tutte però disegnate con molta eleganza.
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, Questo è l’esemplare autografo mi quale studiò per diver 134 si anni Vincenzo Scamozzi, ed è tutto
postillato di sua mano con incredibile ricchezza di osservazioni criticale e preziosissime: sonovi pagine intere
d’illustrazioni e da questo prezioso manoscritto sarebbesi tratta una nuova e singolar edizione, in cui si sarebbero
viste in conflitto le opinioni degli uomini più dotti. Leggesi infine:
«Fine sia alla fatica fatta da me Vincenzo Scamozzi vicentino nel leggere Vitruvio, commentato da Monsig,
Daniele Barbaro eletto Patriarca d’Aquileia, per la terza volta, con l’havere notato tutte le cose notabili ed in
tutto ho trovalo come nelle postille margine si vedi a perla prima lettera notato. E questo principiai li 4 aprile
1574 sino al di d’oggi li 2 Luglio 1574, il che posso dire la prima volta che io il lessi, haverlo udito, la seconda,
la quale fu senza il comento del Zoppino, averlo goduto; e la terza che è questa, averlo giudicato: nel che ho
conosciuto quanto sia da seguirlo a chi vuole di tal fatica haver meritevol frutto e così ogni studio voglio in esso
porre, trovando che egli ha ragionato di tutte, o almeno le più difficili e bisognevoli parti dell’architettura e
bisogni dell’architetto il che se molti conoscessero, non così facilmente si vanterebbero di essere architetti, che
appena sanno quello che gli appartiene. Vincenzo Scamozzi Vicentino.»
Questo esemplare appartenne all’architetto Selva, dopo la cui morte fu acquistato dal conte Rizzo Patarol, il
quale veggendo che poteva con decoro illustrare questa nostra serie di vitruviane preziosità, ce ne fece con
nobilissima munificenza il generosissimo dono, sebbene sia egli fornito d’altre molte sontuosità in materia di
libri i più ricercati.
Questo è l’esemplare autografo mi quale studiò per diver 134 si anni Vincenzo Scamozzi, ed è tutto
postillato di sua mano con incredibile ricchezza di osservazioni criticale e preziosissime: sonovi pagine intere
d’illustrazioni e da questo prezioso manoscritto sarebbesi tratta una nuova e singolar edizione, in cui si sarebbero
viste in conflitto le opinioni degli uomini più dotti. Leggesi infine:
«Fine sia alla fatica fatta da me Vincenzo Scamozzi vicentino nel leggere Vitruvio, commentato da Monsig,
Daniele Barbaro eletto Patriarca d’Aquileia, per la terza volta, con l’havere notato tutte le cose notabili ed in
tutto ho trovalo come nelle postille margine si vedi a perla prima lettera notato. E questo principiai li 4 aprile
1574 sino al di d’oggi li 2 Luglio 1574, il che posso dire la prima volta che io il lessi, haverlo udito, la seconda,
la quale fu senza il comento del Zoppino, averlo goduto; e la terza che è questa, averlo giudicato: nel che ho
conosciuto quanto sia da seguirlo a chi vuole di tal fatica haver meritevol frutto e così ogni studio voglio in esso
porre, trovando che egli ha ragionato di tutte, o almeno le più difficili e bisognevoli parti dell’architettura e
bisogni dell’architetto il che se molti conoscessero, non così facilmente si vanterebbero di essere architetti, che
appena sanno quello che gli appartiene. Vincenzo Scamozzi Vicentino.»
Questo esemplare appartenne all’architetto Selva, dopo la cui morte fu acquistato dal conte Rizzo Patarol, il
quale veggendo che poteva con decoro illustrare questa nostra serie di vitruviane preziosità, ce ne fece con
nobilissima munificenza il generosissimo dono, sebbene sia egli fornito d’altre molte sontuosità in materia di
libri i più ricercati.
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, Opera la più vasta che conosciamo in questa materia, senza figure, con molte e ben estese tavole delle materie,
ma che eccede le mille pagine di testo: stampato in minuto carattere corsivo. Nel 1587 ne comparve una seconda
edizione ricorretta
Opera la più vasta che conosciamo in questa materia, senza figure, con molte e ben estese tavole delle materie,
ma che eccede le mille pagine di testo: stampato in minuto carattere corsivo. Nel 1587 ne comparve una seconda
edizione ricorretta
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