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National Gallery of Art Library
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1615 to 1618
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Nel frontespizio è una stampa allusiva al soggetto disegnata di Iacopo Palma, intagliata da Odoardo Fialetti:
segue la dedica e il ritratto del mecenate, un avviso dell’autore a’ virtuosi, indi le quattro parti del poemetto la
prima in sciolti, la terza in ottava, l’ultima in metro libero: in fine un racconto, (ossia catalogo) de’ pittori
celebrati in questa e nell’altra opera non ancora stampata, della quale non si ha contezza veruna da noi.
L’opuscolo in totale è di 20 carte, pag 40.
Nel frontespizio è una stampa allusiva al soggetto disegnata di Iacopo Palma, intagliata da Odoardo Fialetti:
segue la dedica e il ritratto del mecenate, un avviso dell’autore a’ virtuosi, indi le quattro parti del poemetto la
prima in sciolti, la terza in ottava, l’ultima in metro libero: in fine un racconto, (ossia catalogo) de’ pittori
celebrati in questa e nell’altra opera non ancora stampata, della quale non si ha contezza veruna da noi.
L’opuscolo in totale è di 20 carte, pag 40.
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, Opera utile per le memorie patrie e per molte nozioni antiquarie con numerose tavole stampate fra il testo e il
frontespizio figurato inciso da Cesare Bassano.
Opera utile per le memorie patrie e per molte nozioni antiquarie con numerose tavole stampate fra il testo e il
frontespizio figurato inciso da Cesare Bassano.
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,Le cinquanta tavole, compreso il frontespizio e una dedica, tratte da cattivi disegni ed incise da Valeriauo
Regnart mediocrissimo intagliatore e scolaro di Thomasin e da Luca Ciamberlau d’Urbino, formano il volume
che non ha altre spiegazioni fuori di alcuni distici latini incisi sulle stesse lamine. Pietro Stefanoni avea ideato di
intitolare il libro al famoso conte di Arundel: ma essendo mancato, mentre l’opera stava per escire alle stampe,
Giacomo Stefanoni, suo figlio, lo intitolò poi al nipote Enrico conte di Arundel. Questo libro comparve la prima
volta a Roma nel 1627 e fu poi dal Liceti riprodotto con le illustrazioni nel 1653 sotto il nome di Hierogliphica
ec. Padova.
Le cinquanta tavole, compreso il frontespizio e una dedica, tratte da cattivi disegni ed incise da Valeriauo
Regnart mediocrissimo intagliatore e scolaro di Thomasin e da Luca Ciamberlau d’Urbino, formano il volume
che non ha altre spiegazioni fuori di alcuni distici latini incisi sulle stesse lamine. Pietro Stefanoni avea ideato di
intitolare il libro al famoso conte di Arundel: ma essendo mancato, mentre l’opera stava per escire alle stampe,
Giacomo Stefanoni, suo figlio, lo intitolò poi al nipote Enrico conte di Arundel. Questo libro comparve la prima
volta a Roma nel 1627 e fu poi dal Liceti riprodotto con le illustrazioni nel 1653 sotto il nome di Hierogliphica
ec. Padova.
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, Con due tavole in rame e vari monumenti intagliati in legno riportati fra il testo.
Con due tavole in rame e vari monumenti intagliati in legno riportati fra il testo.
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