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1619,
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appresso Giacomo de’ Franceschi,
in 4, fig.
bolognese, Edizione seconda in 4, di nuovo ristampata e con diligenza corretta, assai più facile a trovarsi della prima. Le
tavole sono le stesse, se non che molto più logore ec. Ogni libro ha un frontespizio separato; il sesto e il settimo
hanno le pagine numerate a parte. Opera utile e comoda agli artisti, sebbene non trovasi con tanta facilità e
sarebbe opportuna una nuova edizione di questo autore con buone annotazioni critiche ec.
Edizione seconda in 4, di nuovo ristampata e con diligenza corretta, assai più facile a trovarsi della prima. Le
tavole sono le stesse, se non che molto più logore ec. Ogni libro ha un frontespizio separato; il sesto e il settimo
hanno le pagine numerate a parte. Opera utile e comoda agli artisti, sebbene non trovasi con tanta facilità e
sarebbe opportuna una nuova edizione di questo autore con buone annotazioni critiche ec.
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Quest’opera prodotta con tutto il lusso e l’eleganza, unita alla critica, è uno de’ più bei volumi che abbiansi di
greche antichità. Ma questa magnificenza la quale ogni giorno maggiormente si raffina giunge ormai a tale, che i
libri, cessando di essere la supellettile dei dotti, non sarà più che quella dei Re.
Quest’opera prodotta con tutto il lusso e l’eleganza, unita alla critica, è uno de’ più bei volumi che abbiansi di
greche antichità. Ma questa magnificenza la quale ogni giorno maggiormente si raffina giunge ormai a tale, che i
libri, cessando di essere la supellettile dei dotti, non sarà più che quella dei Re.
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In fronte è il ritratto dell’autore. L’opera è divisa in quattro libri: il primo tratta della geometria, il secondo delle
proporzioni e dell’anatomia, il terzo de’ quadrupedi e dei volatili, il quarto dell’architettura. Le tavole sono
numerosissime, alcune frammiste al testo a tutta pagina e altre marginali intagliate in legno con grandissimo
magistero e rendono per conseguenza l’opera assai preziosa, giustificandone la rarità.
In fronte è il ritratto dell’autore. L’opera è divisa in quattro libri: il primo tratta della geometria, il secondo delle
proporzioni e dell’anatomia, il terzo de’ quadrupedi e dei volatili, il quarto dell’architettura. Le tavole sono
numerosissime, alcune frammiste al testo a tutta pagina e altre marginali intagliate in legno con grandissimo
magistero e rendono per conseguenza l’opera assai preziosa, giustificandone la rarità.
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y Villafanne, Tavole 50 delle quali Giuseppe Zucchi fu il disegnatore. Alcune di queste tavole intagliate da buoni maestri
rendono una vera idea dei bei luoghi della Toscana: altre poi sono molto inferiori, cosicché avvi una grande
diseguaglianza, e fra le cose cattive è osservabile il frontespizio figurato.
Tavole 50 delle quali Giuseppe Zucchi fu il disegnatore. Alcune di queste tavole intagliate da buoni maestri
rendono una vera idea dei bei luoghi della Toscana: altre poi sono molto inferiori, cosicché avvi una grande
diseguaglianza, e fra le cose cattive è osservabile il frontespizio figurato.
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Sono queste 71 tavole intagliale con diligenza, il cui breve testo dedicatorie che le accompagna è compreso in
questo numero. I due frontespizi delle due parti sono di finito e bell’intaglio di Sperling e di Heüman.
Sono queste 71 tavole intagliale con diligenza, il cui breve testo dedicatorie che le accompagna è compreso in
questo numero. I due frontespizi delle due parti sono di finito e bell’intaglio di Sperling e di Heüman.
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354
, Opera piena di dottrina, ma con tavole mal eseguite in numero di 135.
Opera piena di dottrina, ma con tavole mal eseguite in numero di 135.
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, Questa fu pubblicata dal figlio dell’autore delle vite de’ pitt 377tori; opera piuttosto arida; aggiunge egli
nella prefazione che disponevasi a pubblicare una nuova edizione delle Vite stampate da suo padre, con molte
aggiunte e senza ritratti.
Questa fu pubblicata dal figlio dell’autore delle vite de’ pitt 377tori; opera piuttosto arida; aggiunge egli
nella prefazione che disponevasi a pubblicare una nuova edizione delle Vite stampate da suo padre, con molte
aggiunte e senza ritratti.
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, Questa è la prima edizione pubblicata dal Monaldini senza il nome dell’autore.
Questa è la prima edizione pubblicata dal Monaldini senza il nome dell’autore.
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, Questo medico studiosissimo d’ogni modo di belle cognizioni, sebbene non profondissimo, fu il primo a tradurre
Vitruvio in tedesco. La prima edizione la pubblicò a Norimberga nel 1548, e poscia nel 1755 a Basilea.
Quest’ultima edizione dicesi ricorretta ed ampliata, ma con pochissime variazioni dalle precedenti. Le tavole in
legno numerosissime e singolari, di che è fornita quest’edizione, sono le stesse delle altre edizioni ec. Molte di
queste aveva prima prodotte nel 1547 nella sua opera di architettura e prospettiva. Vedi Rivio.
Questo medico studiosissimo d’ogni modo di belle cognizioni, sebbene non profondissimo, fu il primo a tradurre
Vitruvio in tedesco. La prima edizione la pubblicò a Norimberga nel 1548, e poscia nel 1755 a Basilea.
Quest’ultima edizione dicesi ricorretta ed ampliata, ma con pochissime variazioni dalle precedenti. Le tavole in
legno numerosissime e singolari, di che è fornita quest’edizione, sono le stesse delle altre edizioni ec. Molte di
queste aveva prima prodotte nel 1547 nella sua opera di architettura e prospettiva. Vedi Rivio.
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, Edizione consimile pel testo a quella del 1511. L’interpretazione però è più corretta e distinta. Le figure in legno
sono in minor numero e non bene eseguite. Il pregio che distingue il nostro esemplare, consiste nell’essere con
autografa correzione emendato il Frontino dal Marchese Poleni, come può vedersi dalle note marginali:
Esemplare di cui egli stesso fé dono all’architetto Temenza. Tuttociò si riconosce da un’iscrizione posta in
principio.
Edizione consimile pel testo a quella del 1511. L’interpretazione però è più corretta e distinta. Le figure in legno
sono in minor numero e non bene eseguite. Il pregio che distingue il nostro esemplare, consiste nell’essere con
autografa correzione emendato il Frontino dal Marchese Poleni, come può vedersi dalle note marginali:
Esemplare di cui egli stesso fé dono all’architetto Temenza. Tuttociò si riconosce da un’iscrizione posta in
principio.
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