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1520 to 1524
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Sul frontispizio è l’arme del Cardinale Pietro Accolti anconetano, cui il Mazocchi dedica l’edizione. A tergo del
frontespizio è il motu proprio di Leone X. Il secondo foglietto contiene la dedicatoria in bellissimi caratteri
rotondi più piccoli di quelli del testo. Immediatamente segue il testo, diviso in quattro libri e compreso in 96
foglietti di stampa, sull’ultimo de’ quali è la data. Altri due foglietti seguono; dei quali uno contiene l’errata e
l’altro è bianco: sono quindi in tutto 100 foglietti. Esemplare bellis. in mar. dor.
Sul frontispizio è l’arme del Cardinale Pietro Accolti anconetano, cui il Mazocchi dedica l’edizione. A tergo del
frontespizio è il motu proprio di Leone X. Il secondo foglietto contiene la dedicatoria in bellissimi caratteri
rotondi più piccoli di quelli del testo. Immediatamente segue il testo, diviso in quattro libri e compreso in 96
foglietti di stampa, sull’ultimo de’ quali è la data. Altri due foglietti seguono; dei quali uno contiene l’errata e
l’altro è bianco: sono quindi in tutto 100 foglietti. Esemplare bellis. in mar. dor.
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A tergo del frontespizio sono 18 versi endecasillabi di Giano Vitali romano a Giovan Matteo Giberto,
intitolandogli il libro. 69Segue nel secondo foglietto il privilegio di Leon X. A tergo è una lettera di Rinaldo
Conte della Genga a Matteo Giberto; indi comincia il testo, che occupa 44 foglietti di stampa, senza che le
pagine siano numerate.
A tergo del frontespizio sono 18 versi endecasillabi di Giano Vitali romano a Giovan Matteo Giberto,
intitolandogli il libro. 69Segue nel secondo foglietto il privilegio di Leon X. A tergo è una lettera di Rinaldo
Conte della Genga a Matteo Giberto; indi comincia il testo, che occupa 44 foglietti di stampa, senza che le
pagine siano numerate.
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Questo è lo stesso libro che il Momus, mutato titolo; vale a dire una specie di satira sul gusto dell’Asino d’Oro
d’Apuleio. Ma fu nello stesso anno carpito al papa il privilegio con tutte le riserve a favore degli stampatori a
cagione della varietà del titolo e difficilmente si può giudicare qual fosse prima stampata delle due edizioni.
Questo è lo stesso libro che il Momus, mutato titolo; vale a dire una specie di satira sul gusto dell’Asino d’Oro
d’Apuleio. Ma fu nello stesso anno carpito al papa il privilegio con tutte le riserve a favore degli stampatori a
cagione della varietà del titolo e difficilmente si può giudicare qual fosse prima stampata delle due edizioni.
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Elegante e corretta edizione, che dai tipi e dalla carta ritiensi essere egualmente di Firenze non dissimile
dall’altra del 1522: contrassegnate da un asterisco sono tutte le figure in 130 tagliale in legno aggiunte fra il
testo, le quali ridotte in piccola forma, furono tolte dall’edizione del Cesariano.
Elegante e corretta edizione, che dai tipi e dalla carta ritiensi essere egualmente di Firenze non dissimile
dall’altra del 1522: contrassegnate da un asterisco sono tutte le figure in 130 tagliale in legno aggiunte fra il
testo, le quali ridotte in piccola forma, furono tolte dall’edizione del Cesariano.
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, Dopo il frontespizio riquadrato da un ornamento è la lettera del Durantino a’ lettori, indi la tavola dei vocaboli e
quella dei capitoli. In tutto i prolegomeni sono foglietti 22, compreso quello dell’errata che precede il testo, il
quale è di 110 foglietti con tavole in legno.
Dopo il frontespizio riquadrato da un ornamento è la lettera del Durantino a’ lettori, indi la tavola dei vocaboli e
quella dei capitoli. In tutto i prolegomeni sono foglietti 22, compreso quello dell’errata che precede il testo, il
quale è di 110 foglietti con tavole in legno.
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, In fine alla pagina di questo frontespizio leggesi distribuito in due linee la prima in piccioli caratteri e la secondi
in più grandi:
vICUS
DE BOSCO JOANNIS
MALLEACENSIS
FONS
DIOCESIS
CORILONI
Si riconosce da questa prima pagina come il Peregrino fosse penetrato di stima per i grandi autori, che cita d’ogni
maniera, e d’ogni studio in quei versi, non ignorando certamente le opere di Luca Paciolo e di Pietro della
Francese» suoi coetanei e loda Rafaello e Michel Angelo, e Simon Memmi, e il Perugino, e Leonardo, ed altri
insigni di Germania e di Francia, diesi riconoscono a discrezione in quei nomi storpiati.
Il volume, quantunque contenga maggior numero di tavole delle precedenti edizioni, è composto di soli trenta
foglietti, poiché in luogo d’essere queste stampate da una sola parte del foglio, sono impresse da due lati, oltre il
trovarsene con variata disposizione molte fra il testo. Infatti vi sono circa 20 figure impresse fra il testo e 38 al
seguito stampate in 19 foglietti. L’opera in luogo d’esser divisa in paragrafi è ripartita in X capitoli numerati e ad
ognuno è sottoposta separatamente la versione in francese carattere minore del latino. E registrata con sole tre
lettere A. B. C. per essere quinquerni in recedi quaderni: e riscontrasi una tavola di più della seconda edizione, la
quale è l’ultima che rappresenta una nave con un Cristo figurato sulla tela e vari angeli ec.
In fine nell’ultimo foglietto Impressum Tulli anno Catholice veritatis 1521 VII Idus septembris solerti opera
Petri Jacobi Presbiteri Incole Pagi S Nicolai.
Le tavole dell’opera sono disegnate con quel vero gusto che si accorda sì bene colla semplicità dei tempi in cui
l’autore cercava di porre in evidenza più l’arte che sé medesimo e appagano grandemente per l’intelligenza
prospettica, il gusto del disegno, senza soverchio lusso di esecuzione.
Nella cattedrale di Tullio Fiandra leggesi il suo epitafio che comincia Venerabile Domino Joanne Peregrino,
olim Viatori, Andegavo, huius Ecclesia Canonico, Regio quondam secretario, perspective artis acutissimo
indagatori dottrina et moribus perspicuo ec. Morì nel 1523 al primo febbraio, cosicché (come leggesi anche in
poche righe di prefazione dietro la prima pagina del frontespizio di questa terza edizione) l’autore diresse 163 le tre edizioni dell’opera sua. Questa denominazione di viator nacque allo stesso modo che in Italia il Riccio
latinizzato che si disse Crispus e tante altre simili.
La preziosità di questo libro e la diligente sua esecuzione ci farà perdonare la prolissità di questa illustrazione.
Nella Biblioteca Reale di Francia esistono la seconda e la terza edizione.
In seguito poi Maturin Jousse de la Fleche pubblicò il seguente libercolo: La perspective positive de Viator latine
et fraiçoise, revue, augmentée, et reduite de grand en petite à la Fleche 1635, in 8 p. Indica di aver fatta questa
ristampa a cagione della rarità delle prime edizioni, non precisando però qual fosse da lui ritenuta per lo più
antica, o la più pregiata; ma allegando soltanto senza esattezza, che il libro fu premierement imprimé il y a six à
sept vingts ans. Questa operetta, a cui il traduttore aggiunse gran numero di figure, non da idea della preziosità
dell’originale.
In fine alla pagina di questo frontespizio leggesi distribuito in due linee la prima in piccioli caratteri e la secondi
in più grandi:
vICUS
DE BOSCO JOANNIS
MALLEACENSIS
FONS
DIOCESIS
CORILONI
Si riconosce da questa prima pagina come il Peregrino fosse penetrato di stima per i grandi autori, che cita d’ogni
maniera, e d’ogni studio in quei versi, non ignorando certamente le opere di Luca Paciolo e di Pietro della
Francese» suoi coetanei e loda Rafaello e Michel Angelo, e Simon Memmi, e il Perugino, e Leonardo, ed altri
insigni di Germania e di Francia, diesi riconoscono a discrezione in quei nomi storpiati.
Il volume, quantunque contenga maggior numero di tavole delle precedenti edizioni, è composto di soli trenta
foglietti, poiché in luogo d’essere queste stampate da una sola parte del foglio, sono impresse da due lati, oltre il
trovarsene con variata disposizione molte fra il testo. Infatti vi sono circa 20 figure impresse fra il testo e 38 al
seguito stampate in 19 foglietti. L’opera in luogo d’esser divisa in paragrafi è ripartita in X capitoli numerati e ad
ognuno è sottoposta separatamente la versione in francese carattere minore del latino. E registrata con sole tre
lettere A. B. C. per essere quinquerni in recedi quaderni: e riscontrasi una tavola di più della seconda edizione, la
quale è l’ultima che rappresenta una nave con un Cristo figurato sulla tela e vari angeli ec.
In fine nell’ultimo foglietto Impressum Tulli anno Catholice veritatis 1521 VII Idus septembris solerti opera
Petri Jacobi Presbiteri Incole Pagi S Nicolai.
Le tavole dell’opera sono disegnate con quel vero gusto che si accorda sì bene colla semplicità dei tempi in cui
l’autore cercava di porre in evidenza più l’arte che sé medesimo e appagano grandemente per l’intelligenza
prospettica, il gusto del disegno, senza soverchio lusso di esecuzione.
Nella cattedrale di Tullio Fiandra leggesi il suo epitafio che comincia Venerabile Domino Joanne Peregrino,
olim Viatori, Andegavo, huius Ecclesia Canonico, Regio quondam secretario, perspective artis acutissimo
indagatori dottrina et moribus perspicuo ec. Morì nel 1523 al primo febbraio, cosicché (come leggesi anche in
poche righe di prefazione dietro la prima pagina del frontespizio di questa terza edizione) l’autore diresse 163 le tre edizioni dell’opera sua. Questa denominazione di viator nacque allo stesso modo che in Italia il Riccio
latinizzato che si disse Crispus e tante altre simili.
La preziosità di questo libro e la diligente sua esecuzione ci farà perdonare la prolissità di questa illustrazione.
Nella Biblioteca Reale di Francia esistono la seconda e la terza edizione.
In seguito poi Maturin Jousse de la Fleche pubblicò il seguente libercolo: La perspective positive de Viator latine
et fraiçoise, revue, augmentée, et reduite de grand en petite à la Fleche 1635, in 8 p. Indica di aver fatta questa
ristampa a cagione della rarità delle prime edizioni, non precisando però qual fosse da lui ritenuta per lo più
antica, o la più pregiata; ma allegando soltanto senza esattezza, che il libro fu premierement imprimé il y a six à
sept vingts ans. Questa operetta, a cui il traduttore aggiunse gran numero di figure, non da idea della preziosità
dell’originale.
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, Questa disposizione data per moderare il lusso di Bologna si estende in singolarissimi argomenti che interessano
per le costumanze del vestiario e degli ornamenti di quell’età. Sono 23 capitoli, seguiti da un Breve di Leone X
in 12 foglietti di stampa col frontespizio. Opuscolo raro.
Questa disposizione data per moderare il lusso di Bologna si estende in singolarissimi argomenti che interessano
per le costumanze del vestiario e degli ornamenti di quell’età. Sono 23 capitoli, seguiti da un Breve di Leone X
in 12 foglietti di stampa col frontespizio. Opuscolo raro.
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Il frontespizio veramente è così espresso: Excellentissimi at singularis viris, in chiromantia exercitatissimi,
Magistri Andreae Corvi mirandulensis. L’opera è dedicata a Gio. Francesco Gonzaga con 157 tavole e il testo
sotto ciascuna, stampata in caratteri gotici; è raro.
Il frontespizio veramente è così espresso: Excellentissimi at singularis viris, in chiromantia exercitatissimi,
Magistri Andreae Corvi mirandulensis. L’opera è dedicata a Gio. Francesco Gonzaga con 157 tavole e il testo
sotto ciascuna, stampata in caratteri gotici; è raro.
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, Con note marginali manoscritte di ottimo autore, il quale le trasse dal tomo V degli atti della Società latina di Iena
comentando questo esemplare, che oltre l’essere per se stesso pregiatissimo, in tal modo divenne prezioso. Le
lapidi, e i monumenti sono intagliati in legno e inseriti fra il testo.
Con note marginali manoscritte di ottimo autore, il quale le trasse dal tomo V degli atti della Società latina di Iena
comentando questo esemplare, che oltre l’essere per se stesso pregiatissimo, in tal modo divenne prezioso. Le
lapidi, e i monumenti sono intagliati in legno e inseriti fra il testo.
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201
, Opuscolo di carte 91 raro e interessantissimo. Il frontespizio è intagliato in legno, e a tergo è il Grifo, stemma
della città di Perugia.
Opuscolo di carte 91 raro e interessantissimo. Il frontespizio è intagliato in legno, e a tergo è il Grifo, stemma
della città di Perugia.
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